Una nuova importante scoperta arriva dall’Università di Bari, dove un gruppo di ricercatori ha identificato una nuova variante di leucemia mieloide acuta (LMA). Lo studio, coordinato dal prof. Francesco Albano della Sezione di Ematologia con Trapianto del Dipartimento di Medicina di Precisione e Rigenerativa e Area Jonica (DIMEPRE-J), è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Biomarker Research (Impact Factor 11.5).
Una scoperta che cambia la comprensione della LMA
La ricerca, condotta in collaborazione con l’Istituto di Biomembrane, Bioenergetica e Biotecnologie Molecolari del CNR di Bari, ha individuato un sottogruppo di pazienti con leucemia mieloide acuta che presentano splenomegalia, ossia un ingrossamento della milza. In circa il 10% dei casi, infatti, la malattia non rimane confinata al midollo osseo ma coinvolge anche la milza, che diventa un vero e proprio sito di accumulo delle cellule leucemiche.
Il “GPS biologico” delle cellule leucemiche
I ricercatori hanno osservato che, in questi pazienti, le cellule leucemiche seguono un percorso biologico alternativo, come se fossero guidate da un “GPS molecolare” che le indirizza verso la milza invece che verso il midollo osseo. Questo meccanismo è regolato da specifici programmi genetici e molecolari che favoriscono la migrazione e l’adesione delle cellule tumorali al tessuto splenico.
“In questi casi – spiega il prof. Albano – le cellule leucemiche sembrano imboccare una strada diversa, spostandosi in un microambiente che offre loro nuove opportunità di crescita. Identificare sottotipi distinti di leucemia non è un dettaglio tecnico, ma la base per trattamenti più mirati ed efficaci.”
Un passo avanti verso la medicina personalizzata
Questa nuova variante di LMA è associata a mutazioni del gene ASXL1 e presenta caratteristiche molecolari e morfologiche specifiche, che la distinguono dalle altre forme note della malattia. Il riconoscimento di questa peculiarità rappresenta un importante passo avanti verso una medicina personalizzata nel campo dell’oncoematologia, con potenziali ricadute sulla diagnosi precoce e sulla scelta dei trattamenti.
Il lavoro è frutto di un approccio multidisciplinare che ha unito competenze di ematologia clinica, genetica molecolare, bioinformatica e biologia cellulare.
“Questa scoperta conferma l’eccellenza della ricerca ematologica italiana”, ha commentato il prof. Pellegrino Musto, Direttore della U.O.C. di Ematologia con Trapianto del Policlinico di Bari.
Lo studio è stato reso possibile grazie al supporto dell’Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL) – Sezione di Bari, che da anni sostiene la ricerca scientifica e l’assistenza ai pazienti ematologici.
Questa scoperta non solo migliora la comprensione dei meccanismi biologici della leucemia mieloide acuta, ma apre anche la strada a nuove strategie terapeutiche personalizzate, capaci di colpire in modo mirato le varianti genetiche più aggressive della malattia.
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